Giulio Gargia - CORRIERE DEL MEZZOGIORNO - 26 Ottobre 2000

Al Giuffré regista sembra interessare una riflessione sulle tante “Parole d’amore” dedicate alla città. È rivelatore il termine “composizione”, con cui definisce il montaggio dei materiali presentati nello spettacolo. Un senso che diventa esplicito quando - dopo il medley di notissime cover - arrivano i versi che avvertono: “quante bugie che dicono “e canzoni”. Lo stesso atteggiamento di Giuffré in scena conferma il gioco dello stare “dentro e fuori” che permea tutta la rappresentazione. L’attore si estranea spesso ironicamente dall’azione, lasciata ai suoi bravi co-protagonisti, e commenta a latere. E quando recita lui, lo fa con uno stile minimale. In questo contesto, i momenti più pregnanti del lavoro sono due. Il primo, all’inizio, quando Giuffré e la Mussomeli danno il via a un dialogo tra fidanzati, i cui luoghi comuni vengono poi ironicamente rovesciati dal remake dello stesso dialogo. Il secondo, verso la fine, è una versione in recitar/cantato di “Indifferentemente”, con passi di tango che raccontano la leggerezza di una passionalità troppo abusata per essere vera. E significativa è la lettura dei brani de “Il ventre di Napoli”, della Serao, e de “L’armonia perduta” di La Capria, che ci portano al senso profondo della “tesi” civile di Giuffré: “Le parole sono parole, l’amore vuole i fatti”.

Maresa Galli - ROMA - 26 ottobre 2001

Le parole sono parole, o forse, come dice Carlo Levi, sono pietre. Da gettare nello stagno dell’indifferenza. Straordinario, come sempre, Aldo Giuffré, intatto il suo amore per Napoli. L’artista ha tagliato il nastro della stagione del teatro “Il Primo” con un suo récital inedito che costringe a riflettere, a sfatare luoghi comuni, e insieme coinvolge, affascina il pubblico con l’immortale poesia di Di Giacomo, Murolo, Bovio, Tagliaferri, De Filippo, Costa, Lama e Nicolardi.

f.d.c. - Ottobre 2001

L’attore dà voce a Matilde Serao, che butta all’aria gli stracci letterari del bel sole e del bel mare e scandaglia miserie e degrado del ventre di Napoli. Da allora molte cose sono cambiate, ma tante altre restano da fare. E viene, negli anni nostri, la città ferita di La Capria, la sua armonia perduta. E viene il cantore moderno Pino Daniele, con l’appassionata melopea di “Napule è”. Uno spettacolo piacevole e denso, in cui i versi e la musica si intrecciano con il commento pacato e dolente di Giuffré, a tratti gustoso, a tratti sobrio e persuasivo nelle testimonianze che evoca, senza retorica ma con l’impulso sincero che muove l’appassionato rapporto di amore-odio verso la sua città.

Fondazione

Aldo Giuffré 2013

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