1962 - LA RAGAZZA DI CAMPAGNA di Clifford Odets

regia di Flaminio Bollini

con Anna Proclemer, Gianni Santuccio, Davide Montemurri, Nicoletta Rizzi, Wilma Casagrande

ruolo: il regista Bernie Dodd

Ber. - IL PICCOLO - 27 Marzo 1962

“La ragazza di campagna” racconta la storia di Frank Elgin, attore una volta famoso ed ora distrutto dall’alcool.  Bernie Dodd, un regista, è deciso a riportarlo sulle scene a tutti i costi. Si assiste così a un difficile recupero umano ed artistico, al quale partecipa anche la moglie dell’attore, Georgie, ritenuta da Dodd responsabile del fallimento di Frank. L’attore si impegna a fondo e infine ritrova se stesso e il successo. Ma intanto qualcosa è avvenuto. Il regista si è innamorato della “ragazza di campagna” e Georgie di lui. Consapevole che abbandonare il marito proprio nel momento del suo riscatto significherebbe farlo precipitare di nuovo nel baratro, lei rinuncia all’amore e resta al fianco di Frank.

Anna Proclemer, Gianni Santuccio e Aldo Giuffré, che nella realizzazione televisiva agivano nei ruoli principali, sono stati all’altezza della loro giusta fama offrendo un gran bel saggio di intensità interpretativa.

Felice Accame - IL CAMINETTO - Maggio 1962

La commedia che ha più soddisfatto è stata “La ragazza di campagna” di Clifford Odets, una delle personalità più in vista del teatro americano; anche qui ottimi e conosciutissimi attori: il plauso principale va ad Aldo Giuffré, dimostratosi attore di raro temperamento drammatico; ma bravissimi sono stati pure Anna Proclemer e Gianni Santuccio, attori ormai familiari al pubblico televisivo.

S. - LA GAZZETTA DEL LUNEDÌ - 28 Maggio 1962

 “La ragazza di campagna”, che nella versione cinematografica fu un grande successo di Grace Kelly, ha trovato una magnifica interpretazione da parte di Anna Proclemer, di Gianni Santuccio e soprattutto, a nostro avviso, di Aldo Giuffré, un attore che rivela ogni giorno di più una duttile e versatile intelligenza e che ha creato, in questa commedia, un’immagine perfetta e non oleografica del “retrofondo” teatrale, in quello che ha di più umano.